Approfondimenti

Il dolore muscolo scheletrico e l’infiammazione da trauma

Le ARTICOLAZIONI sono il punto di unione tra le ossa e ne consentono il movimento, i MUSCOLI sono congiunti alle ossa tramite legamenti.

Il DOLORE ARTICOLARE o MUSCOLARE nasce principalmente da fenomeni di infiammazione, usura o trauma dei tessuti riferibili a cause diverse con caratteristiche di ACUZIE o CRONICITA’ e rappresenta un problema che da individuale può diventare un vero “fenomeno sociale” rientrando nel sistema di temporanea o permanente “invalidità” sul lavoro. ll dolore è un segnale che dall’organo interessato raggiunge il S.N.C. (Sistema Nervoso Centrale) dove viene valutato e da cui parte un’adeguata risposta. Può essere classificato in vario modo, sia da un punto di vista temporale, che in rapporto alla sua patogenesi. Temporalmente il dolore può essere acuto o cronico.

Il NOCETTITORE è una terminazione (amielinica) del neurone sensoriale che segnala al SNC un danno tissutale. La SINAPSI è il punto di contatto tra i neuroni. Lo stimolo nocivo rappresenta un’offesa arrecata ai tessuti in grado di causare la distruzione delle cellule e la conseguente liberazione di sostanze biochimiche che attivano specifici recettori sensibili al caldo, al freddo, agli stimoli meccanici o ai mediatori chimici.

La percezione del dolore: i nocicettori

I NOCICETTORI sono recettori nervosi sensibili a stimoli nocivi o potenzialmente tali. Rappresentano le terminazioni nervose libere presenti negli strati basali dell’epidermide, nel derma, nel periostio, nelle articolazioni ed in molte altre sedi dell’organismo umano. Non è noto come queste terminazioni nervose vengano stimolate: probabilmente il fenomeno e dovuto a sostanze che si liberano dalle cellule compromesse. La risposta alla stimolazione dei nocicettori è un atto riflesso che consiste in una contrazione dei muscoli flessori della parte stimolata, ed in una contemporanea inibizione dei muscoli estensori.Il riflesso che viene in tal modo evocato ha lo scopo di allontanare la parte dallo stimolo lesivo.

PROCESSO:

  1. Al sopraggiungere dell’impulso nervoso al bottone sinaptico, le vescicole che esso contiene, ricche di messaggeri chimici (neurotrasmettitori), si fondono con la membrana cellulare liberando il proprio contenuto nella fessura sinaptica.
  2. I neurotrasmettitori vengono quindi captati da specifici recettori posti sulla membrana post-sinaptica, modificando la sua permeabilità al passaggio di ioni.

Si viene così a generare un potenziale post-sinaptico depolarizzante (apertura dei canali ionici, con risultante eccitazione) oppure iperpolarizzante (chiusura dei canali ionici, con risultante inibizione).

Le endorfine

Le endorfine sono un gruppo di sostanze prodotte dal cervello, dotate anche di proprietà analgesiche. Come ormoni locali si diffondono tra le cellule nervose: presenti nei tessuti e vengono rilasciate in particolari condizioni, anche legate a fattori di stress, tra cui il DOLORE. Nota è infatti l’espressione “endorphin rush” per indicare una sensazione di stanchezza dovuta al dolore. Il nostro corpo è in grado di alleviare il dolore producendo e utilizzando questi neurotrasmettitori che:

  1. stimolano le strutture nervose (cervello e midollo spinale)
  2. presiedono alla modulazione ed al controllo delle sensazioni di piacere, benessere, euforia e analgesia
  3. modificano l’intensità della percezione del dolore fino a sopprimerla.

La parola “endorfina” significa “la morfina nel corpo” (endo =”all’interno del corpo” orfina = “morfina”). Le endorfine sono proteine prodotte dalla ghiandola pituitaria e dall’ipotalamo. Si legano ai recettori oppioidi delle cellule cerebrali, specialmente nel talamo e nel sistema limbico, inibendo la trasmissione nocicettiva periferica (il dolore) al sistema nervoso centrale e influenzando l’emotività e il comportamento. Le endorfine sono stati scoperte all’interno del corpo e sono state chiamate così nel 1975.

Attualmente si conoscono quattro distinte classi di endorfine, dette rispettivamente “alfa”, “beta”, “gamma” e “delta”. Sintetizzati anche nell’ipofisi, nei surreni e in alcuni tratti dell’apparato digerente questi peptide hanno i loro recettori in varie zone del sistema nervoso centrale dove si concentrano soprattutto nelle aree deputate alla percezione dolorifica. Oltre ad aumentare la tolleranza al dolore le endorfine sono coinvolte:

  1. nella secrezione di altri ormoni come GH, ACTH, prolattina, catecolamine e cortisolo
  2. nel senso di benessere ed appagatezza che dopo un evento positivo
  3. nel controllo dell’appetito e dell’attività gastrointestinale
  4. nella termoregolazione
  5. nella regolazione del sonno.

E’ dimostrato l’aumento della concentrazione plasmatica di queste sostanze durante terapie analgesiche con presidi contenenti oligoelementi.
A tale riguardo è utile sottolineare che oligoelementi essenziali indispensabili alla vita sono: Fluoro, Selenio, Cobalto, Cromo, Rame, Ferro, Manganese, Molibdeno, Nichel, Vanadio, Zinco e Silicio.

Meccanismo di rilascio delle endorfine

Quando un impulso nervoso raggiunge la colonna vertebrale le ENDORFINE vengono rilasciate, influenzando molti meccanismi biologici tra cui la percezione del dolore.Il calore, dilatando i vasi sanguigni accelera l’afflusso di sangue verso i muscoli dolorosi ed i tessuti danneggiati, stimola la produzione di endorfine, procurando una sensazione naturale di benessere.

Il passaggio attivo dell’H2O (acqua) attraverso il tegumento assicura il mantenimento di due equilibri essenziali energetici: quello elettrico e quello termico. La conseguente attività metabolica produce anche un aumento della capacità di convezione e di conduzione termica.

Lo strato corneo assorbe L.E.C. – K+ – Na+, e gli scambi gassosi realizzati dalla traspirazione polmonare possono essere messi in correlazione con gli scambi elettrici transcutanei. 

I principali segni dell’infiammazione

Ove si riconoscano cause legate a patologie transitorie in cui si ritrovino i caratteri tipici dell’infiammazione:

  1. DOLORE (dolor) per alterazioni biochimiche locali
  2. RIGONFIAMENTO (tumor) dovuto all’edema
  3. ARROSSAMENTO (rubor) per maggior afflusso di sangue nella zona interessata
  4. AUMENTO della temperatura nella zona interessata (calor) in seguito all’iperemia locale ed all’aumento del metabolismo cellulare
  5. FUNZIONALITA’ compromessa (functio lesa), inibizione della funzionalità dell’area colpita (specie se si tratta di un’articolazione) a causa del dolore e degli squilibri indotti dai meccanismi facilitatori dell’infiammazione (es. edema) sull’integrità delle strutture infiammate.

L’intervento topico con l’utilizzo del fango, dispositivo medico, a freddo o a caldo (secondo specifiche necessità), risulta idoneo ed efficace, significativo in termini terapeutici fisiatrico – riabilitativi.

Le argille

Le ARGILLE appartengono ai fluosilicati (dal greco phyllon, foglia). Sono silicati caratterizzati da una struttura a strati e simmetria tetraedrica in cui ogni tetraedro tende a legarsi con altri tre tramite ponti a ossigeno. I membri di questa famiglia, generalmente, possiedono un aspetto lamellare o scaglioso, con sfaldature ben definite. Sono basati su strati di tetraedri SiO4 estesi indefinitamente.
Le formule chimiche di base sono A3Si2O5(OH)4 e A3Si4O10(OH)2 dove A rappresenta uno ione che può essere di Calcio, Magnesio, Alluminio, Sodio, Ferro, Litio o Bario. Generalmente sono teneri, con basso peso specifico e le lamelle di sfaldatura possono essere flessibili o elastiche.

La maggior parte dei fillosilicati contengono ossidrili (OH), posizionati all’interno degli anelli esagonali di tetraedri, sullo stesso livello degli ossigeni apicali che non fanno parte degli esagoni.
Il processo diagenetico (di formazione) principale è la compattazione: la porosità dei fanghi argillosi prima del seppellimento è assai elevata (70-90% in volume); sotto un carico di mille metri, la porosità si riduce al 30%.

Oltre a questo processo meccanico di compattazione sono importanti i processi di natura chimica che consistono in adsorbimenti e scambi ionici.

Caratteristiche delle argille lamellari nel dispositivo medico

La caratteristica fondamentale di questo tipo di argille è quella di avere una conformazione cristallina di tipo lamellare pluristratificata che conferisce loro proprietà tissotropiche e viscoelastiche particolari una volta bagnate (inserite quindi in un mezzo acquoso).

La più interessante di queste proprietà è quella di poter assorbire grandi quantità di acqua (fino a 50 volte il proprio peso per le attapulgiti) e di adsorbire in maniera reversibile ioni e sostanze organiche.
Questa caratteristica è funzione diretta della loro conformazione lamellare in grado di esporre una grandissima superficie di interfaccia tra lamella e lamella a livello della quale si producono gli effetti delle cariche ioniche degli atomi di alluminio, ferro e magnesio di cui è costituito il loro reticolo cristallino e che è in grado di determinare i sopracitati fenomeni di assorbimento e adsorbimento.

Sfruttando queste peculiari caratteristiche delle argille lamellari e selezionando opportuni rapport di silico-alluminati argillosi in funzione del pH di reazione, è stato quindi possibile realizzare complessi di silico-alluminati lamellari caricati con oligoelementi minerali termali e ioni organici ad attività specifica.

La fangoterapia, medicina naturale

Una tradizione millenaria: la lunga storia delle Terme di Abano Terme e Montegrotto Terme si fonde con quella del popolo Euganeo e con l’antico culto di Aponus, dio dell’acqua termale e delle virtù curative. La cultura termale aponense è la più antica d’Europa, ed ha saputo superare l’empirismo studiando l’efficacia delle materie prime attraverso la ricerca e la prova scientifica. Abano Terme, Montegrotto Terme e il Bacino Termale Euganeo sono nel mondo la più grande realtà per la prevenzione e la cura dell’artrosi e di molte patologie legate ai muscoli e alle articolazioni e nei postumi di traumi e di fratture. Nella maggior parte dei dolori cronici alla base del sintomo del dolore c’è una infiammazione.
È il caso, ad esempio, dei dolori articolari e dei dolori reumatici, che originano dalle terminazioni nervose di cui è ricca la cartilagine che riveste le superfici a contatto delle articolazioni. Quando queste terminazioni percepiscono una infiammazione circostante, inviano il loro segnale doloroso che talvolta può degenerare in un dolore neuropatico cronico. Una prima azione delle cure termali è una azione antinfiammatoria, come quella accertata con numerosi lavori scientifici nelle acque e nei fanghi del Bacino Termale Euganeo, che ha come riflesso indiretto la diminuzione del dolore. Esiste poi una componente interna del nostro organismo, le cosiddette endorfine, che rappresenta un vero e proprio analgesico naturale. La loro produzione (e quindi i loro effetti) risulta essere potenziata dall’azione delle sostanze contenute nei fanghi e nell’acqua del Territorio Queste endorfine, sino ad oggi considerate esclusivamente molecole antistress, potrebbero avere una importante azione antidolorifica in aggiunta all’azione antinfiammatoria. La risposta semplice e naturale alla domanda di salute e benessere psicofisico dell’individuo di oggi: la fangoterapia è il metodo naturale per migliorare la qualità della vita.La fangoterapia porta dei profondi e complicati mutamenti sull’organismo.

I fanghi termali esercitano in base alla loro speciale struttura, l’azione curative attraverso determinati stimoli che sono in particolare: azioni caloriche, sollecitazioni meccaniche, azioni fisico – chimiche e chimiche.
L’assorbimento, grazie alle particolari argille, di tutte le benefiche sostanze contenute nel fango e lo stimolo alla produzione di endorfine ne fanno un efficace e duraturo presidio terapeutico alternativo. Anche l’azione fisica del calore del fango determina un’azione iperemizzante collegata all’effetto della vasodilatazione, che si manifesta con arrossamento della pelle, procurando così un beneficio sui componenti l’apparato locomotore.
Per quanto riguarda la componente calorica, nessun altra sostanza al pari del fango comprende in sé proprietà fisiche e fisico-chimiche, che gli permettono di apportare tanto calore e di cederlo lentamente sul distretto infangato senza provocare disagio termico. Inoltre si generano dei cambiamenti interni a livello cellulare, mutamenti della funzione escretoria della pelle, specie nei riguardi dell’acido urico, di cui viene aumentata l’eliminazione favorendo così un’azione disintossicante.

La sensibilità vanilloide

I recettori vanilloidi sono una superfamiglia di canali ionici non selettivi, presenti in molti distretti corporei, tra cui pelle e mucose. I recettori vanilloidi partecipano ad importanti meccanismi biochimici, tra i quali ricordiamo la regolazione del dolore neuropatico e l’infiammazione.

I recentissimi studi di Seybold e colleghi (Stucky et al.), hanno dimostrato che la sensibilità vanilloide è una proprietà dei neuroni DRG (ganglio radicolare dorsale). I neuroni DRG hanno assoni (cioè il loro prolungamento dendritico) che innervano i nocicettori e i termocettori. Molti di questi neuroni intervengono sui neuropeptidi che svolgono un ruolo importante nel dare inizio alla cascata infiammatoria neurogena. Sono regolati dal NGF (Nerve Growth Factor) o “fattore di crescita nervoso”, proteina segnale coinvolta nella sviluppo del sistema nervoso dei vertebrati. Esso è in grado anche di indurre nei neuroni DRG una sopraregolazione del BDNF (Brain-Derived Neutrophic Factor) che è un modulatore del dolore centrale.

Il cui blocco è stato dimostrato nei recenti studi sul dolore neuropatico. Interviene sui recettori vanilloidi del DRG e di conseguenza sui neuropeptidi responsabili della cascata infiammatoria neurogena procurando quindi una remissione del dolore. Stimola un significativo riscaldamento dei muscoli contratti con effetto miorilassante – antalgico e un aumento della pressione sanguigna.

L’aumento della circolazione, a sua volta (sopratutto nel microcircolo), comporta, nella cute, un’aumentata capacità di eliminazione delle tossine mentre nei muscoli una più rapida eliminazione dell’acido lattico e dei suoi derivati con un recupero più rapido della funzionalità muscolare agevolando una rapida risoluzione di stati infiammatori o sub infiammatori cronicizzati.